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La storia dei Tedeschi dei Sudeti

 

la storia in sintesi

dal 1° al 9° Secolo

dal 9° al 12° Secolo

La colonizzazione tedesca

L’età d’oro della Boemia

Dal 1378 al 1740

dal 1741 al 1848

dal 1848 al 1866

dal 1867 al 1914

La prima guerra mondiale

Il Nazionalsocialismo

L'espulsione dei Tedeschi

 

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LA STORIA IN SINTESI

Con la definizione di "Tedeschi dei Sudeti" (in tedesco: Sudetendeutsche) ci si riferisce alle popolazioni tedesche che fino alla seconda guerra mondiale popolavano la zona dei Sudeti e tutti i tedeschi che vivevano lungo le zone di confine dell'attuale Repubblica Ceca.

A partire dal tardo Medioevo, cioè tra il 13° ed il 14° secolo, la regione dei Sudeti fu colonizzata prevalentemente da popolazioni tedesche. La massiccia presenza di immigrati tedeschi in Boemia non fu causa di attriti nella regione in quanto il Regno di Boemia faceva parte dell'Impero degli Asburgo.


evidenziate, le regioni dell'attuale Repubblica Ceca
con maggioranza tedesca fino alla fine della seconda guerra mondiale

Verso la metà del 19° secolo, con l'avvento dell'epoca degli stati nazionali, si cominciò a porre la "questione boema". Alle spinte nazionaliste ceche, tendenti ad una autonomia linguistica e politica, fece da contrappeso una rigida politica di germanizzazione a Praga e nelle principali città boeme e morave, in cui pure vivevano forti minoranze tedesche.

Fu in questo contesto, quindi in epoca piuttosto recente, che si cominciò a parlare di Tedeschi dei Sudeti (Sudetendeutsche) per designare la popolazione germanofona sparpagliata lungo le fasce di confine della Boemia e della Moravia, e di Territorio dei Sudeti (Sudetenland) per riferirsi alla zona abitata da queste comunità.

La presenza tedesca in Boemia e Moravia è vecchia di secoli e risale in certi casi addirittura ai Romani. E’ stato però al tempo dell’Impero Germanico (intorno al XI secolo), quando già la Boemia era tributaria dell’Impero, che dei contadini tedeschi, provenienti dalla Sassonia, dalla Baviera e dalla Franconia, cominciarono a stabilirsi in Boemia per avviare l’opera di dissodamento di quelle terre.

A questa prima ondata ne seguirono altre, nel XII e XIII secolo, durante il regno di Ottocaro II (1253-1278). L’influenza tedesca continuò a manifestarsi nel corso del secolo XIV quando, spentasi la dinastia dei Premysili, subentrò quella di Lussemburgo con Giovanni. Praga, diventata una grande città dell’Europa centrale e sede di un’Università dal 1348, era sotto la sfera tedesca.

antico stemma

Carlo, figlio di Giovanni di Lussemburgo, fu incoronato imperatore e re di Germania. Il movimento hussita, che ebbe un forte sfondo nazionalistico, sviluppò un’importante opposizione politica e culturale all’elemento tedesco, che sfociò in guerre rovinose fra l’imperatore Sigismondo e i Boemi.

La Corona di Boemia nel 1526 passò agli Asburgo e nel 1547 la Boemia fu dichiarata stato ereditario della Corona d’Austria. L’influenza tedesca riprese così nuovo vigore, specie quando Rodolfo II decise di trasferire la capitale dell’Impero a Praga.

Incessante durante tutto il XVI secolo continuò l’immigrazione tedesca. I Tedeschi si dedicavano alla lavorazione del legno e alla tessitura, all’industria estrattiva e a quella vetraia. In molte città boeme diventarono la maggioranza, ma anche nell’arco montano crebbe la loro presenza.

La guerra dei Trent’anni rafforzò questa tendenza. Le pianure boeme, abitate dai Cechi, diventarono infatti il campo di battaglia degli eserciti, mentre l’economia di guerra dette un forte impulso alle attività manifatturiere e minerarie dei Tedeschi delle montagne.

antico stemma

Nel corso del XVIII secolo Giuseppe II avviò una serie di riformevolte a perseguire una germanizzazione nell’Impero, fra cui l’importantelegge che fece del tedesco la lingua ufficiale.

In Boemia l’elemento tedesco divenne sempre più importante, sia dal punto di vista politico che da quello sociale ed economico, dovuto allo sviluppo, fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, proprio nelle regioni boeme abitate da tedeschi, della Rivoluzione industriale.

L’industrializzazione della Boemia fu fonte di numerosi cambiamenti dal punto di vista sociale e demografico. Nella regione crebbe molto velocemente, nella seconda metà dell’ottocento, la presenza ceca. Molti contadini cechi abbandonavano le campagne per spostarsi verso i centri urbani e le aree minerarie in cerca di migliori condizioni di vita.

costume d'epoca

Le due nazioni, quella ceca e quella tedesca, andarono intrecciandosi sempre di più sul territorio boemo e moravo, e questo rinfocolò i loro contrasti nazionali. La riscoperta delle tradizioni, della cultura e della propria lingua, avvenuta già alla fine del settecento, si era intensificata nel corso dell’ottocento fino ai moti insurrezionali del 1848.

I cechi volevano una riforma dello stato asburgico in senso federale, in cui tutte le Nazioni avessero pari diritti. A questo tipo di riforme si opposero fortemente i tedesco-boemi, i quali non volevano perdere le loro posizioni di potere nell’establishment dell’impero. Nonostante la sconfitta in Italia nel 1859 e il compromesso austro-ungarico del 1867, la monarchia asburgica non compirà mai il passo dal dualismo al trialismo.

Alla vigilia della prima guerra mondiale il contrasto fra le due Nazioni era forte. I cechi reclamavano una Boemia unita sotto due nazioni, mentre i tedeschi pensavano a una divisione della regione in due parti amministrativamente e politicamente autonome, secondo criteri etnico-linguistici. I tedeschi-boemi in realtà guardavano sempre meno verso Vienna e sempre più verso Berlino. Anche la politica estera asburgica si legò sempre di più a quella della Germania guglielmina.

Durante la prima guerra mondiale i tedesco-boemi ostacolarono fortemente i tentativi di pace separata fatti nel marzo 1918 presso l’imperatore Carlo I da parte delle potenze dell’Intesa. Fino all’ultimo si batterono per non rinunciare alla loro posizione privilegiata all’interno dell’Impero, anzi nel maggio del 1918, nell’assemblea dei rappresentanti dei consigli popolari tedeschi di Vienna, si affermò l’esigenza di rafforzare l’unità dello stato con l’introduzione della lingua tedesca come lingua ufficiale e di consolidare i legami con il Reich per meglio resistere alle richieste slave.

Tuttavia, dopo l’insuccesso delle offensive lanciate da Ludendorff sul fronte occidentale (dal marzo al luglio 1918), appariva chiaro che gli Imperi centrali avevano perso la guerra. I Tedeschi-Boemi dovevano ripensare alla loro posizione.

La sconfitta cambiò radicalmente la sorte dei tedeschi di Boemia, Moravia e Slesia. L’impero asburgico, che per tanti secoli aveva racchiuso al suo interno numerose nazionalità, fu smembrato dalle potenze vincitrici in una serie di stati nazionali in accordo al principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson.

I tedeschi-boemi, che fino a quel momento avevano negato questo principio nei confronti delle altre nazionalità dell’Impero, vi si aggrapparono tenacemente per evitare di diventare una minoranza in una regione in cui avevano avuto sempre il predominio. In questa lotta i socialdemocratici ebbero un ruolo di primo piano.

Nella dichiarazione del 4 ottobre 1918, sottoscritta anche da tutti gli altri partiti politici, affermarono il diritto di tutti i territori tedeschi d’Austria di essere uniti ad uno stato austro-tedesco.

panorama

In conseguenza del Manifesto imperiale dell’Imperatore Carlo in cui si annunciava la trasformazione dell’Impero in uno stato federale e si invitava tutti i popoli a costituire dei Consigli nazionali, il 21 ottobre 1918 i deputati austriaci di lingua tedesca stabilirono il loro comitato nazionale a Vienna e assunsero come programma il documento socialista del 4 ottobre. Il loro scopo principale era quello di evitare l’incorporazione dei Tedeschi-Boemi nel nuovo stato dei Cechi e degli Slovacchi. La proclamazione della repubblica cecoslovacca il 28 ottobre 1918 fece precipitare gli eventi.

La creazione immediatamente successiva (29-30 ottobre) della provincia della Boemia Tedesca con capitale Liberec e della provincia di Sudetenland non portò a nessun risultato, così come cadde nel vuoto la richiesta delle due province di essere unite allo stato austro-tedesco. A partire dal novembre questi territori furono occupati dalle truppe cecoslovacche.

Dimostrazioni popolari apartitiche il 4 marzo 1919 finirono con l’uccisione di ben 54 tedeschi e di due cechi. I Tedeschi si rifiutarono di prendere parte all’Assemblea nazionale cecoslovacca sperando sempre nelle decisioni di Parigi. Le loro speranze andarono deluse.

Il trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919 attribuì infatti alla Cecoslovacchia la Boemia, la Moravia e la Slesia. Oltre tre milioni di tedeschi venivano inglobati nel neonato stato cecoslovacco per motivi di ordine politico, economico e sociale contro la volontà della popolazione e contro il principio di autodeterminazione dei popoli.

Ma non tutti i popoli avevano gli stessi diritti. Questo principio valeva soprattutto per i popoli oppressi dell’Impero asburgico. Lo sbaglio compiuto dagli esponenti politici tedesco-boemi era di non capire il momento storico. Si erano illusi di poter percorrere la via della Grande Germania sulla base di un diritto che si era sviluppato proprio nella lotta contro l’imperialismo tedesco.

Erano gli Slavi ad avere vinto la guerra, erano loro i popoli oppressi di cui parlava Wilson, erano loro che vedevano riconosciuta la loro individualità nazionale, completando il ciclo del loro risorgimento storico. Così i tedesco-boemi che non apparivano come un popolo oppresso ma anzi avevano rappresentato i più tenaci fautori dell’affermazione della supremazia germanica nell’Europa centro-orientale, non avevano molte speranze. La Cecoslovacchia si presentava invece come stato cuscinetto contro l’espansionismo tedesco verso l’Europa centro-orientale e contro l’espansionismo bolscevico.

Una voce che si levò a favore degli interessi dei tedesco-boemi fu quella di Archibald Coolidge, incaricato di Wilson per i problemi sul nuovo assetto dei territori dell’ex impero asburgico. Coolidge, che era stato testimone degli scontri di piazza del 4 marzo 1919 fra la polizia e i tedeschi in Boemia, temeva una nuova Austria irredenta. Proponeva quindi una divisione più favorevole per i tedeschi, che vedeva l’unificazione del distretto di Eger alla Baviera, il distacco della cosiddetta Sudetenland dalla futura Cecoslovacchia e il suo inserimento nella Germania come piccolo stato oppure come parte della Slesia prussiana e infine la possibilità di un plebiscito per decidere le sorti della Boemia settentrionale.

I consigli di Coolidge non furono molto ascoltati, nemmeno dalla delegazione americana. Alla conferenza di pace prevalsero gli interessi cechi; costoro si trovavano in una posizione favorevole, principalmente grazie al sostegno del Presidente Wilson, il quale era dalla loro parte e non si pronunciò mai a favore dell’autodeterminazione dei tedeschi-boemi.

La Francia per ragioni di sicurezza era largamente contraria a ogni soluzione che potesse accrescere la potenza tedesca. La Gran Bretagna, in accordo con il suo tradizionale principio del balance of power, ventilò i rischi creati dalla creazione di una serie di piccoli stati con forti minoranze tedesche attorno alla Germania.

in giallo le aree di insediamento

Tuttavia fra un’Austria irredenta e la possibilità di avere "une Confédération de l’Europe orientale et centrale sous la direction de  l’Allemagne bolcheviste" prevalse la prima ipotesi. Furono così creati stati che contenevano al loro interno forti minoranze tedesche. Fra questi la Cecoslovacchia era lo stato che aveva la minoranza più importante, oltre tre milioni di Tedeschi. Ma Benes prometteva uno stato democratico e liberale, improntato sul modello svizzero.

Nascita dell’idea di Sudetenland

I Volksdeutsche della Cecoslovacchia comprendevano i tedeschi della Boemia, i tedeschi della Moravia e i tedeschi della Slesia austriaca, i tedeschi dei Carpazi, i tedeschi della Rutenia e i tedeschi della piccola regione di Teschen.

Erano il più consistente gruppo nazionale tedesco in Europa, ma anche il secondo più vasto gruppo nazionale della Cecoslovacchia. Secondo il primo censimento cecoslovacco del 1921, vivevano nel paese circa 3.218.005 Tedeschi, cioé il 23,6% della popolazione.

Una parte consistente di loro viveva in territori dove costituivano più del 90% della popolazione come la Boemia tedesca (la vera e propria Sudetenland), il distretto di Boemerwald e la Moravia meridionale.

Accanto a questi territori c’erano le cosiddette isole linguistiche, cioè piccole aree sparse in tutto il paese, dove circa i due terzi della popolazione era tedesca. Si potevano incontrare soprattutto in Moravia dove famose erano le isole linguistiche di Brünn, Olmütz e Iglau. Un numero significativo di Tedeschi abitava anche nelle grosse città ceche come Praga. Si parlava in questo caso di Streudeutschtum.

La dispersione sul territorio favoriva un certo grado di mescolamento con la popolazione slava. I Sudetendeutsche non erano tedeschi "razzialmente puri". In Slesia un gran numero di Sudetendeutsche erano Polacchi germanizzati.

I matrimoni misti fra cechi e tedeschi erano molto comuni e la stessa famiglia poteva cambiare nazionalità con il passare delle generazioni. Lo stesso Henlein, politico, era di origine ceca, cosa che tuttavia non compariva mai nelle sue biografie ufficiali. Sua madre infatti si chiamava Hedwig Anna Dvorackova e proveniva da una famiglia contadina ceca.

I tedeschi vivevano in una regione grande all’incirca quanto il Belgio (circa 25.000 metri quadrati), insediati nell’arco montuoso che circonda Boemia e Moravia e che è anche detto quadrilatero boemo. Queste montagne (i monti Sudeti a nord est, i Monti Metalliferi a nord-ovest, la Selva boema e le Alture di Moravia) rappresentavano una linea di difesa naturale per il paese.

Alla conferenza di pace i delegati cechi avevano molto insistito sul mantenimento della Boemia "storica", fondando le loro richieste proprio sull’argomento strategico-militare. Senza queste frontiere naturali si sarebbero trovati completamente scoperti in caso di attacco tedesco.

Nel 1919 i tedeschi dei Sudeti, pur rappresentando il secondo gruppo etnico più popoloso della Cecoslovacchia (superiore per numero persino agli slovacchi), non ottennero lo status di nazione riconosciuta: ciò portò ad ulteriore malcontento della popolazione di lingua tedesca, che sempre meno si sentì integrata nel nuovo stato, e in definitiva ad un crescente attrito con la maggioranza ceca.

dove si trovano

Quando il governo ceco, sotto crescente pressione, venne a sapere che la Germania si stava preparando ad un'invasione, decretò la mobilitazione generale, cui Hitler rispose facendo altrettanto. Per scongiurare la guerra, Mussolini si offrì di mediare e così Germania, Gran Bretagna e Francia si riunirono alla Conferenza di Monaco del 29 settembre 1938; la Cecoslovacchia, che non venne nemmeno invitata alla discussione, fu sacrificata per il bene della pace e le richieste di Hitler di annessione del territorio dei Sudeti vennero accettate da Francia e Gran Bretagna che, a norma di precedenti trattati, avrebbero dovuto invece farsi garanti dell'integrità territoriale cecoslovacca.

Seguirono pochi mesi finché, con l'invasione nazista della Cecoslovacchia (15 marzo 1939), fu costituito il Protettorato di Boemia e Moravia. Il Territorio dei Sudeti divenne un Gau (unità amministrativa della Germania in epoca nazista con capoluogo Reichenberg, in ceco: Liberec) e Gauleiter (comandante del Gau) Konrad Henlein.

Nell'ottobre 1933 Konrad Henlein fondò il partito dei tedeschi dei Sudeti: creato in principio per dare una voce alle istanze autonomistiche locali (preoccupate dalla crescente presenza ceca nei territori germanofoni, il partito finì col diventare il ramo cecoslovacco del partito nazista tedesco che, ertosi a paladino dei diritti dei tedeschi dei Sudeti, trovò una facile giustificazione alle proprie pretese di espansione territoriale.

Nel 1938 Henlein fu incaricato da Hitler di avanzare pretese inaccettabili in nome dei tedeschi dei Sudeti, con lo scopo di aumentare la tensione interna e di destabilizzare la fragile democrazia cecoslovacca, affinché i Sudeti potessero "ritornare nel Reich" .

In seguito alla sconfitta tedesca nel secondo conflitto mondiale il Sudetenland venne restituito alla Cecoslovacchia e la popolazione di lingua tedesca dei Sudeti venne espulsa in massa. In questo modo circa tre milioni di profughi si riversarono nella Germania postbellica e furono rimpiazzati da cechi e slovacchi.

Oggi gli ex territori di lingua tedesca dei Sudeti fanno parte della Repubblica Ceca. Secondo i dati del 2001, 39.106 cittadini cechi e 5.405 cittadini slovacchi si dichiarano di etnia tedesca.

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