La storia dei tedeschi di Russia

l'oppressione di Stalin


Stalin

Pochi anni dopo la morte di Lenin, avvenuta nel 1924, l’Unione sovietica passò sotto la guida di Stalin che, nel 1928 abbandonò la politica economica1 attuata sino ad allora. Nelle campagne furono ripristinate le requisizioni forzate nelle campagne. Nel 1930 fu soppresso anche il commercio privato. Stalin impose, con la forza ed il terrore, la collettivizzazione dell'agricoltura 2.

Con la collettivizzazione dell'agricoltura e la guerra contadina che ne seguì, l'oppressione dello stato nei confronti della popolazione tedesca aumentò significativamente, anche per quanto riguarda l'autonomia delle minoranze nazionali.

Ciò portò, negli anni 1932/33, ad una carestia ancora più grande di quella del 1921/22. Si poterono contare da 3 a 11 milioni di vittime della fame; tra di loro ci furono circa 350.000 tedeschi di Russia.

Intanto, nel 1933, in Germania si era verificata l'ascesa del potere di Hitler e del suo NSDAP (Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi); questo ebbe gravi ripercussioni nell’Unione Sovietica: i tedeschi di Russia ancora una volta vennero considerati come “nemici interni” e nel 1934 vennero registrati su delle liste segrete sia i tedeschi che già vivevano nell’Unione Sovietica che i comunisti tedeschi che fuggivano dalla Germania nazista, mentre le istituzioni culturali tedesche (scuole, giornali), furono chiuse una dopo l'altra. Nel 1939 ne rimanevano solo nella Repubblica Autonoma dei tedeschi del Volga.


la deportazione dei kulaki - 1929/30

 Le pulizie etniche sovietiche degli anni '30, dirette discendenti di quelle della collettivizzazione, non risparmiarono i tedeschi.

Aumentarono le repressioni e gli arresti di presunte “spie” o “nemici dei soviets”; le famiglie tedesche vennero divise; le colonie furono dissolte; le chiese e le scuole tedesche, i simboli più importanti dei coloni, vennero smantellate ed i loro edifici furono riutilizzati come cinema, balere o magazzini.

Tra il 1935 ed 1936 oltre 10.000 tedeschi residenti nelle aree prossime alla frontiera occidentale, vennero deportati in Ucraina e nel Kazakistan.

Nel 1937/38 nella sola Ucraina 122.237 tedeschi vennero condannati a morte e 72.783 tedeschi furono condannati ad una pena detentiva tra i 10 ed i 25 anni. Negli anni 1936/38 la deportazione raggiunse il suo culmine.


una famiglia di tedeschi di Russia si prepara per la deportazione

Nel 1937-1938 il “Commissariato del Popolo dell'URSS per gli Affari Interni” (ministro degli interni) effettuò la cosiddetta “operazione tedesca”. Secondo l'ordinanza del Commissario del Popolo del 25 luglio 1937, tutti i tedeschi che avevano lavorato per l'industria bellica, o per il Dipartimento della Difesa, avrebbero dovuto essere arrestati.

Il 30 luglio 1937 ha si avviò una massiccia operazione degli arresti.Circa 68.000 tedeschi furono arrestati e processati; i condannati furono 55.005, tra i quali 41.898 alla pena di morte e 13.107 al carcere, all'esilio ed alla deportazione. Il numero più consistente di arresti interessò le zone della frontiera occidentale e le città. Secondo la direttiva del “Commissario del Popolo dell'URSS per la Difesa” (ministro della Difesa) tutti i tedeschi dell'Unione Sovietica, dovevano essere congedati dall'esercito sovietico.


la firma del patto
di non aggressione
di Molotov - Ribbentrop

La situazione si calmò provvisoriamente dopo il trattato di non aggressione tra la Germania Nazista e l’Unione Sovietica fitmato da Molotov e da Ribbentrop nel 1939.

Il patto prevedeva anche la “sovietizzazione” degli stati baltici di Estonia e di Lettonia, ma l’accordo prevedeva che ai tedeschi del Baltico venisse lasciato il diritto di emigrare nel Reich. Dopo l'istituzione del potere sovietico in questi Stati, l’accordo venne esteso anche alla Lituania.

Come risultato, prima della seconda guerra mondiale, in Germania rientrarono 406.000 tedeschi, tra cui 131.200 dalle repubbliche del Baltico, 137.200 dalle terre ex-Polacche, 137.200 dalla Bessarabia e dalla Bucovina settentrionale. Così, gli eventi portarono alla scomparsa quasi totale di una minoranza molto grande di tedescho dalle regioni occidentali dell'URSS.

In Germania, gli immigrati tedeschi sono stati insediati prevalentemente nel territorio occidentale polacco, invaso dal Reich a causa della guerra nel 1939. Contemporaneamente in queste aree venne effettuata su larga scala, l’espulsione della popolazione polacca ed ebraica.

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note

1 Nuova politica economica = sistema di riforme economiche, in parte orientate al libero mercato, che Vladimir Lenin istituì in Unione Sovietica nel 1921 e che durò fino al 1929. Essa rappresentò una soluzione temporanea e di riparazione dopo i disastri economici del comunismo di guerra e della guerra civile russa. Sostituì il comunismo di guerra, considerato insostenibile in una nazione ancora sottosviluppata e dilaniata dalla guerra civile appena conclusa. Sebbene l'industria fosse totalmente nazionalizzata si introduceva il concetto di autosufficienza e autonomia aziendale.

2I Kolchoz nacquero nel 1918 come cooperative volontarie di contadini, proprietari dei mezzi di produzione usati, mentre la terra rimaneva di proprietà dello stato che la cedeva gratuitamente in uso permanente al kolchoz, per ottenere produzioni maggiori grazie all’impiego di moderne tecnologie fornite dallo stato sovietico.
Lo stato acquistava, a prezzi inferiori a quelli del mercato, i prodotti del kolchoz per poi ridistribuirli in maniera egualitaria.
I soci erano retribuiti sulla base delle giornate lavorative svolte; inoltre avevano a disposizione la loro casa e per ogni singola fattoria circa 0,3 ettari di terra ad uso privato ed un po’ di bestiame.
Convincere il contadino russo ad entrare nel kolchoz e a mettere in comune la sua terra e i suoi strumenti di lavoro non era facile perché era convinto che la grande azienda e la sua gestione lo riportasse al servaggio, alla condizione di dover lavorare per gli altri e non per se stesso.
L’adesione ai kolchoz saliva molto lentamente, per cui lo stato nel 1927 rese obbligatorio la partecipazione ad un kolchoz.
I primi aderenti ai kolchoz furono i contadini più poveri, mentre quelli medi erano abbastanza esitanti ad entrarvi.
I contadini agiati, i kulaki, non erano per niente entusiasti della collettivizzazione. Si rifiutavano di entrare nei kolchoz e ne ostacolarono la formazione mediante sabotaggi, incendi dolosi e gli atti di sabotaggio crebbero vertiginosamente, le sommosse e le azioni di guerriglia dovettero essere represse con la forza e con l’impiego dell’armata rossa.
La grave crisi tecnica, dovuta alla mancanza dei macchinari, accelerò l’eliminazione della classe dei kulaki: essi venivano espropriati di tutti i loro beni e deportati.
I contadini inoltre erano ostili a consegnare il grano e sono arrivati ad abbandonare le semine primaverili e a macellare parte dei loro animali piuttosto che metterli in comune.
Questo ha provocato un calo della produzione bovina attorno al 1930. La macellazione dei cavalli ha provocato una riduzione della capacità di traino complessiva e gli allevamenti dimezzati una carenza di generi alimentari e di lana; cominciò anche a scarseggiare il letame, mentre la produzione di concimi chimici, che dovevano essere forniti dallo stato, permaneva a livelli molto bassi. Per far fronte alla diminuzione della produzione agricola, lo stato iniziò a farsi consegnare una sempre maggiore quantità di prodotti, pagandoli agli stessi prezzi del 1928, mentre nel frattempo il rublo si era svalutato.
Il 1932, anno in cui il raccolto si rivelò cattivo per il secondo anno consecutivo, segnò l’inizio della carestia.