Tra il 1764 e il 1767 circa 30.000 contadini tedeschi ed anche un numero minore di francesi, olandesi e svesesi risposero al secondo manifesto di Caterina II ed emigrarono verso la Russia.
La risposta tedesca più consistente venne dall'Assia, dalla Bassa Baviera, dal Baden del nord, dal Palatinato e da alcune parti della provincia del Reno, in quanto erano queste parti del paese che avevano, più di tutti gli altri, sofferto per la guerra dei Sette Anni 1 (1756-63).
I primi coloni tedeschi emigrarono verso la Russia attraversando la città di
Lubecca e poi il Mar Baltico. Una piccola parte di questi emigranti si
insediarono nelle vicinanze di San Pietroburgo, ma la maggior parte vennero
indirizzati verso le steppe del Volga, presso la città di Saratov, dove
fondarono 104 colonie. Alcune di queste colonie vennero successivamente
distrutte da incursioni nomadi.
Nel 1789 partì la seconda ondata: erano i Mennoniti 2 (gruppo religioso protestante), oltre a tanti avventurieri.
Tutti andavano verso un tanto lodato “paradiso terrestre” con la speranza di una
vita migliore ed in libertà. Migliaia di persone non sopravvissero durante il
lungo viaggio per la fatica, la fame e le malattie.
Solo dopo l'arrivo, molti capirono che non appartenevano a quel tipo di immigrati che gli Zar avevano portato nel paese nei secoli precedenti. A nessun artigiano era permesso esercitare la loro professione nelle città, né gli agricoltori vennero autorizzati a scegliere il loro pezzo di terra dove dovevano stabilirsi. Trovarono invece una steppa desolata e selvaggia e che dovevano rendere in breve tempo coltivabile per superare il duro inverno che si avvicinava.
Solo ad alcuni di questi primi coloni venne concesso di insediarsi nella regione
intorno a San Pietroburgo, ma la stragrande maggioranza fu indirizzata verso
Saratov, nella regione del Medio Volga, per svolgere l'attività agricola. Sono
nate così le prime 106 colonie, alcune delle quali successivamente sono state
distrutte dagli assalti di nomadi asiatici.
Altri coloni vennero indirizzati nelle zone della Volinia, del Caucaso, del Mar Nero e della Siberia, dove tutti erano destinati ad esercitare esclusivamente un'attività agricola. Solo allora si resero conto che non appartenevano più a quel tipo di immigrante privilegiato che gli Zar nei secoli precedenti avevano fatto venire in Russia.
Molte famiglie dei contadini tedesche rimasero unite nei villaggi simili ai loro luoghi d'origine per più di secolo e mezzo, conservando la lingua tedesca, la fede (in genere la luterana o la cattolica) e gli elementi della mentalità nazionale.
Ai coloni vennero assegnati terreni per circa 30 ettari per ogni famiglia, ma il clima e il suolo di questo paese era completamente diverso da quello che i coloni avevano conosciuto nelle loro zone d'origine.
Il testimone C. Züge racconta:
"La nostra guida ha gridato l'alt! Ci siamo meravigliati molto, perché era
ancora troppo presto per il giaciglio; la nostra meraviglia però si è
trasformata presto in stupore e poi in spavento, quando c'è stato detto che
saremmo arrivati alla meta del nostro viaggio. Ci siamo guardati spaventati,
vederci qui in una regione selvaggia. Al di fuori di un piccolo bosco, non c'era
nient'altro che erba, alta quasi tre scarpe. Nessuno di noi aveva l'intenzione
di scendere dal cavallo o dal carro. Dopo un po', quando il primo spavento stava
passando, si poteva leggere nei nostri volti solo un cosa: il desiderio di
tornare indietro......
Questo allora è il paradiso che i reclutatori russi ci hanno promesso a Lubecca,
diceva uno dei compagni di sventura con espressione triste! (...). Certamente è
stata una sciocchezza da parte nostra di aver pensato di trovare un giardino
dell'Eden nelle zone disabitate della Russia; l'inganno era troppo grande, di
trovare una steppa che non corrispondeva neanche ai minimi requisiti.
In questa zona poca accogliente non riuscivamo a vedere nessuna organizzazione
locale ad accoglierci, neanche nei giorni successivi, eppure sistemarci ci
sembrava urgente, l'inverno si avvicinava”.
3
Questa testimonianza ci fa capire quanto era grande la fatica per la
sopravvivenza che dovevano fare i 25.781 abitanti delle 106 colonie nell'Ucraina
meridionale, nella Georgia, in Azerbaigian e soprattutto nel area del Volga dal
1764 al 1773 Ma tanti non sono sopravvissuti.
Oltre alle condizioni climatiche, i parassiti e le epidemie, per le colonie insediate in aree di confine venne fuori un ulteriore problema: la loro posizione strategica. I kirghisi, cavalieri nomadi, (popolazione di lingua turca stanziata nel Kirghizistan) attaccavano continuamente dall'est e distruggevano interi insediamenti, rubavano e riducevano gli abitanti in schiavitù. A causa delle malattie, delle fughe e della schiavitù, il numero dei coloni si era ridotto, nei primi dieci anni, da circa 26.000 a poco più di 7.000 uomini.
Successivamente, per aumentare lo sviluppo, il governo russo concesse
ulteriori prestiti, di contro espropriava i contadini che, a suo giudizio, erano
incapaci di produrre. I coloni restanti, dopo le persecuzioni dei kirghisi,
ricevettero l’autonomia amministrativa e potevano eleggere il proprio
borgomastro ed il proprio sindaco.
1 Guerra dei Sette Anni = Serie di conflitti combattuti in Europa e nelle colonie dell’America settentrionale e dell’India tra il 1756 e il 1763, nei quali fu impegnata la maggior parte delle potenze europee dell'epoca, fra cui la Gran Bretagna, la Prussia, la Francia, l'Austria e l'Impero Russo. Questa guerra venne definita da Winston Churchill, come la prima vera "guerra mondiale" poiché fu il primo conflitto della storia ad essere combattuto non solo nel territorio europeo, ma anche in varie parti del globo ove le potenze europee avevano dei possedimenti coloniali.
2 Mennoniti: Gruppo religioso che respinge il battesimo infantile, il giuramento, il servizio militare, e la mondaità.
3 Gerd Stricker (Hrsg.): Deutsche Geschichte im Osten Europas - Russland, Siedler Verlag, Berlin 1997.