La storia dei tedeschi di Russia

i primi tedeschi nelle città russe

La prima apparizione dei tedeschi in Russia si verificò nel 9° secolo. Entro la fine del 12° secolo nella città russe vi era una consistente presenza di mercanti tedeschi, artigiani, soldati, medici e scienziati.


commercianti a Novgorod

La prima menzione scritta della presenza dei tedeschi nella vecchia Russia, risale al 1199 e la si trova a Novgorod, la città-stato in cui vivevano molti mercanti tedeschi. Questo manoscritto documenta la costruzione nella città della Chiesa di San Pietro, edificata dai tedeschi già nel 1184.

I tedeschi che vivevano a Novgorod erano commercianti provenienti da Lubecca, che faceva parte della Lega Anseatica (istituita nel 1200 circa). A quel tempo Novgorod era una città-stato, sede del sovrano della Russia cristiana, mentre gli altri grandi principati russi cercavano di liberarsi del giogo tartaro.

Il vicino impero moscovita, governato dallo Zar Ivan III (Regno 1462 - 1505), soggiogò Novgorod nel 1478 e consentì alla Lega Anseatica di continuare i suoi commerci. Ivan III fu anche il primo Zar che assunse esperti stranieri. Così altri tedeschi arrivarono in Russia ed alcuni di questi si stabilirono permanentemente nel nuovo centro del potere di Mosca.

Ivan IV “il Terribile” (Regno 1547 - 1587) con l'aiuto dei minatori tedeschi riuscì a conquistare i territori sul Volga che fino a quel punto appartenevano ai tartari (Khanato). Di conseguenza, venne liberara anche la Siberia.


lo Zar Alexei Mikhailovich

Durante la prima metà del 17° secolo gli insediamenti in prossimità di Mosca, erano abitati per lo più da stranieri, ma il 4 ottobre 1652 lo Zar Alexei Mikhailovich (1645 - 1676), padre di Pietro il Grande, emise un decreto circa l'espulsione di tutti gli europei occidentali al di là dei confini della città di Mosca, trasferendoli nel sobborgo di Ausländer-Vorstadt.

Questo luogo venne nominato dai russi “quartiere tedesco”, e vi abitavano sia russi che europei provenienti dall'Europa occidentale; gli abitanti erano detti "Nemcy" (dalla parola russa "nemoj", cioè "stupido"), o “tedeschi”. Dopo il censimento del 1665 si potevano contare nel quartiere tedesco 206 aziende con circa 1.200 stranieri. Nel 1725 il loro numero era pari a 2.500 e, in proporzione, costituivano solo il 2% della popolazione totale della città.


Pietro il Grande

Pietro I (1689 - 1725) nel 1703 spostò la capitale a San Pietroburgo, dove da ora in poi, vennero assunti la maggior parte dei professionisti stranieri.

Pietro I praticò ampiamente l’ingaggio di scienziati stranieri, militari, diplomatici e artisti, e molti di loro erano tedeschi. I discendenti di questi personaggi spesso restarono in Russia, in un numero così significativo che poterono mantenere il tedesco come lingua principale, l'identità nazionale tedesca, l’appartenenza alla Chiesa cattolica o luterana, così come nei loro luoghi d’origine.

Fra questi arrivarono molti tedeschi baltici, che provenivano dai territori che un tempo appartenevano all'Ordine Teutonico, ed ora erano sotto il dominio russo. Pietro I infatti aveva conquistato l'accesso al Mar Baltico e voleva conquistare la costa nord del Mar Nero, ma questo riuscì successivamente solo a Caterina II.

L'espansione dell'Impero Russo verso sud-ovest era parte della politica imperiale degli Zar già dai tempi di Pietro I di Russia (1672 - 1725), noto anche come Pietro il Grande. In una serie di guerre, gli eserciti russi conquistarono nel 18° secolo gran parte delle steppe a nord e ad est del Mar Nero, che in precedenza erano sotto l'influenza del Khanat dei tartari della Crimea.


i nomadi all'assato di un villaggio

Ma la presa di possesso del territorio portava grandi problemi. Da una parte l'istituzione della servitù della gleba impediva che la colonizzazione delle terre recentemente conquistate avvenisse per mezzo di liberi agricoltori, dall'altra parte i molteplici assalti dei popoli nomadi creavano molti disagi ai Signori dinenuti i nuovi proprietari.

L'influenza dei tedeschi sulla storia della Russia continuò anche con i successori di Pietro il Grande: ministri e amministratori provenivano dalla Germania e la famiglia Romanov, dello Zar, si mescolava con altre Case europee.


Caterina di Russia

Dopo l'ascesa al trono della Zarina Caterina II, (1762-1796), che applicava, come i sovrani di Prussia e di Austria, l'assolutismo illuminato, la politica estera russa ebbe una fondamentale trasformazione.

La Zarina promosse la colonizzazione della Nazione, nelle zone poco abitate o disabitate, in modo da ottenere una maggior crescita della popolazione. Attraverso questa politica di popolamento si sperava di aumentare il potere della Nazione che attuare la ripresa economica dello Stato. Inoltre in  Russia si volle mettere al sicuro alcuni territori dalle incursioni delle tribù nomadi.

Le steppe finora non sfruttate dovevano essere colonizzate. Ma per una colonizzazione la Russia non aveva a sufficienza uomini, dal momento che gli agricoltori erano legati ai loro Signori a causa della servitù della gleba. Perciò le speranze della Zarina puntarono verso l'Europa.

Caterina II (figlia del Principe Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst) si fece guidare dalle stesse idee mercantilistiche di altri paesi, come la Prussia, l'Austria-Ungheria, la Danimarca e le colonie britanniche del Nord America, in quanto, con queste idee, intendeva contribuire al rafforzamento del paese stesso.


Kurmark

La Prussia per esempio popolava le aree spopolate sia della Prussia occidentale che di quella orientale, della Kurmark, della Neumark e della Pomerania soprattutto attraverso gli ugonotti1 e gli esuli di Salisburgo2.

La Danimarca cercava di rendere coltivabile lo Jutland e lo Schleswig con i coloni. Con la "Teoria della popolazione" (più forza lavorativa = più forza economica) si sperava nella ripresa economica del paese, soprattutto attraverso l'immigrazione di lavoratori stranieri.

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note

1 Ugonotti = Appellativo dato ai protestanti francesi di tendenza calvinista tra il 1560 e il 1629.

2 Esuli di Salisburgo = profughi provenienti dalla arcidiocesi di Salisburgo. Intorno all'anno 1525 la riforma aveva trovato nell'arcidiocesi di Salisburgo molti seguaci che poi, nel 1588, furono cacciati dalla città.
Intorno al 1600 ancora vivevano pochi protestanti (protestanti segreti) nella città. Nel 1729 l'arcivescovo di allora tentava di convertire i protestanti tramite missionari Gesuiti, ma quanto questi si rifiutarono, procedette con delle norme violente, chiamando nel paese 6.000 soldati austriaci.
Nel 1731 la persecuzione dei protestanti si infiammò nuovamente in Europa e nell'autunno 1731 furono espulsi tutti i non cattolici.
La Prussia orientale era, già dal tempo della peste (1708/09), un paese fortemente spopolato. Federico I, re di Prussia, essendo protestante, utilizzò la persecuzione dei protestanti di Salisburgo per una ripopolazione dei suoi territori ed emanò il 2 Febbraio 1732 il “documento d'immigrazione”. Inviò dei commissari che dovevano occuparsi del trasporto e del viaggio dei Salisburghesi.
I profughi durante il viaggio ricevevano una paga giornaliera per sopperire ai pasti, 4 Groschen al giorno per gli uomini, 3 per le donne e 2 per ciascun figlio. Dal giorno in cui richiedevano l'espatrio, i profughi dovevano essere rispettati come cittadini prussiani.
In diversi colonne gli emigranti lasciarono Salisburgo. Dovevano abbandonare a Salisburgo però i loro figli al di sotto dei 14 anni affinché potessero ricevere la fede cattolica. Passarono da Norimberga, Lipsia, Berlino ma la loro meta era la Prussia orientale. Il 30 aprile 1732 arrivarono a destinazione i primi 843 Salisburghesi. Il progetto originario prevedeva l'accoglienza di circa 6.000 rifugiati, ma più di 20.000 persone fecero richiesta.
Arrivati nella Prussia orientale, più della metà dei rifugiati ricevette un'assistenza iniziale a spese dello Stato. Ai rifugiati fu dato terra da coltivare e legname per costruirsi una casa, bestiame, attrezzature agricole e sementi. In più ottenevano 3 anni di esenzione dalle tasse, prestiti generosi, sussidi per le spese di costruzione e un esenzione a lungo termine dal servizio militare. La Prussia fu considerata da allora come la protettrice di tutti i protestanti. In totale circa 30.000 persone lasciarono la provincia di Salisburgo, la maggior parte (17.000) trovarono nella Prussia una nuova patria. Diverse centinaia di luterani di Salisburgo trovarono rifugio nella Georgia nord americana e più di un quinto degli sfollati morirono durante le marce stremanti.