Con avanzare dell’Armata Rossa e la sconfitta della Germania nazista
nel 1945, la composizione etnica dell’Europa orientale e dell’Europa
Centro-Orientale cambiò radicalmente, con quasi tutti i tedeschi espulsi dalle
zone di insediamento tedesco in tutta l’Europa orientale, e dagli ex territori
del Reich ad est della linea Oder-Neisse, come
Come apparve evidente che gli alleati stavano
per sconfiggere
La decisione finale di spostare il confine
ovest della Polonia fu presa dagli Stati Uniti, Gran Bretagna e Sovietici alla
Conferenza di Yalta, poco prima della fine della guerra. La posizione precisa
del confine era stata lasciata aperta, gli alleati occidentali in generale
accettavano il principio del fiume Oder come futura frontiera occidentale della
Polonia ed il trasferimento della popolazione come un modo per prevenire in
futuro le controversie sul confine.
Alla Conferenza di Potsdam gli Stati Uniti, il
Regno Unito, e Unione Sovietica posero i territori tedeschi ad est della linea
Oder-Neisse, formalmente sotto il controllo amministrativo polacco. Era previsto
anche che sarebbe seguito un trattato di pace definitivo che doveva confermare
questo confine o determinarne la modifica.
Gli accordi finali in effetti compensarono
Fu inoltre deciso che tutti i tedeschi rimasti
nei territori polacchi nuovi e vecchi doveva essere espulso, per evitare
eventuali richieste di diritti delle minoranze. Tra le disposizioni della
Conferenza di Potsdam c’era una sezione che prevedeva il trasferimento ordinato
delle popolazioni tedesche. La formulazione specifica di questa sezione era il
seguente:
“I tre governi, dopo aver
esaminato la questione in tutti i suoi aspetti, riconoscono che dovrà essere
intrapreso il trasferimento in Germania delle popolazioni tedesche, o elementi
delle stesse che sono rimaste in Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria. Essi
convengono che tutti i trasferimenti che avranno luogo dovanno essere fatti in
maniera ordinata e umana”.
Con l’espulsione dei tedeschi dopo la seconda
guerra mondiale ci si riferisce alla migrazione forzata e la pulizia etnica dei
cittadini tedeschi (Reichsdeutsche) e tedeschi etnici (Volksdeutsche) dagli ex
territori orientali della Germania, ex Sudeti ed altre zone in tutta Europa nei
primi cinque anni dopo
E’ stato il più grande di numero di espulsioni
in vari paesi dell’Europa centrale ed orientale che interessò un certo numero di
nazionalità. Gli alleati avevano concordato sulla politica delle espulsioni, e
l’Unione Sovietica attuò la politica con il consenso degli americani e degli
inglesi.
Come l’Armata Rossa avanzava verso Germania
alla fine della seconda guerra mondiale, cominciò un considerevole esodo di
profughi tedeschi. Molti tedeschi fuggirono dalle loro zone di residenza a
casaccio, attuando gli ordini di evacuazione del governo nazista tedesco nel
1943, 1944 e nei primi mesi del 1945, o in base a proprie decisioni di fuggire
nel 1945-1948. Altri rimasero e furono poi costretti a partire dalle autorità
locali. dati del censimento nel 1950, dicono che il numero totale di tedeschi
etnici che vivevano ancora in Europa orientale era di circa 2,6 milioni, circa
il 12% del totale prima della guerra.
La maggior parte delle fughe e delle espulsioni
si verificò in Cecoslovacchia, in Polonia e nella parte europea dell’Unione
Sovietica. Altre si verificaronoo nei territori del nord della Jugoslavia
(soprattutto nella regione della Vojvodina), e in altre regioni dell’Europa
centrale e orientale.
Il numero totale dei tedeschi espulsi dopo la
guerra rimane sconosciuto. La maggior parte delle ricerche passate ha fornito
una stima tra 13,5 e 16,5 milioni di persone (comprese quelle che furono
evacuate dalle autorità tedesche), che sono fuggite o sono state uccise durante
la guerra. Tuttavia, una recente ricerca pone il numero intorno a 12 milioni,
compresi tutti coloro che fuggirono durante la guerra o migrarono più tardi,
forzatamente o meno, sia per
Recenti analisi hanno portato alcuni studiosi a
concludere che il numero effettivo dei decessi attribuibili alle fughe ed alle
espulsioni si può colltocare tra 500.000 e 1.100.000. Le cifre precedenti
superiore, fino a 3,2 milioni, di solito includono tutti i decessi dei tedeschi
etnici connessi con la guerra tra 1939-1945, compresi quelli che hanno prestato
servizio nelle forze armate tedesche.
Quando
La maggior parte di quelli appartenenti alla
minoranza tedesca in Jugoslavia, furono internati nei campi di concentramento ed
alla fine espulsi. La maggior parte andò in Austria ed in Germania Ovest.
Tuttavia, un certo numero di persone è rimasto, perché erano sposati con partner
locali. Queste persone ed i loro discendenti non erano più considerati
ufficialmente una parte della popolazione tedesca.
Dopo a seconda guerra mondiale molti sfollati
(in tedesco: Heimatvertriebene) dalle terre ad est dell’Oder-Neisse, trovaronoo
rifugio nella Germania Ovest e nella Germania Orientale. I rifugiati che erano
fuggiti volontariamente, spesso non si distinguevano da quelli che erano stati
deportati con la forza.
Alcuni sfollati sono attivi nella politica
tedesca e sono una delle maggiori fazioni politiche della nazione, con ancora
circa 2 milioni di membri.
Anche se espulsi (in tedesco Heimatvertriebene), il clima politico
prevalente in Germania Ovest era quello di espiazione per le azioni naziste.
Tuttavia, i governi hanno mostrato un notevole sostegno per gli espulsi e
vittime civili tedesche.
Anche se i rapporti tra
La minoranza tedesca rimasta in Polonia
(152.897 persone secondo il censimento del 2002) ha i diritti delle minoranze,
sulla base del Trattato polacco-tedesco sul diritto delle minoranze. I partiti
tedeschi non sono soggetti alla soglia del 5% durante le elezioni e così i
tedeschi sono in grado di ottenere due seggi.
L’accordo polacco-tedesco del 1991, oltre a
definire la linea Oder-Neisse come frontiera polacco-tedesca, ha diversi diritti
dato ai gruppi di minoranza in entrambi i paesi, come ad esempio il diritto di
usare cognomi nazionali, parlare le loro lingue native e frequentare le scuole e
le chiese a loro scelta. Questi diritti erano stati negati in precedenza, sulla
base che l’individuo aveva già scelto il paese in cui voleva vivere.
Sono rimasti circa 40.000 tedeschi nella
Repubblica ceca. Il loro numero è stato costantemente in calo dalla seconda
guerra mondiale. Secondo il censimento del 2001 rimangono 13 insediamenti nella
Repubblica Ceca con oltre il 10% tedeschi.
La situazione in Slovacchia è stata diversa da
quella nelle terre ceche, in quanto il numero di tedeschi era notevolmente
inferiore e i tedeschi della Slovacchia furono quasi completamente evacuati,
quando l’esercito sovietico si muoveva verso ovest attraverso
Il 28 dicembre 1989, Václav Havel, in quel
momento candidato a Presidente della Cecoslovacchia (è stato eletto il giorno
dopo), suggerì che
Nei rapporti ceco-tedeschi, l’argomento è stato
effettivamente chiuso dalla dichiarazione ceco-tedesca del 1997. Un principio di
questa dichiarazione era che i partiti non devono gravare le loro relazioni con
i problemi politici e giuridici che derivano dal passato.
Tuttavia, alcuni tedeschi dei Sudeti espulsi o
i loro discendenti richiedono la restituzione delle loro proprietà, che erano
state sequestrate dopo la guerra. Diversi casi sono stati esaminati dai
tribunali cechi, ma dopo 50 anni, i tentativi di tornare ad uno stato
pre-bellico provoca paura. Secondo un sondaggio dell’Istituto Allensbach del
novembre 2005, il 38% dei cechi crede che i tedeschi vogliono riappropriarsi del
territorio.
Oggi la minoranza tedesca in Ungheria ha i
diritti delle minoranze, organizzazioni, scuole e amministrazioni locali e
l’assimilazione spontanea è a buon punto. Nel 2001, 62.105 persone si sono
dichiarate tedesco e 88.209 persone hanno affinità con i valori culturali e le
tradizioni della nazionalità tedesca.
Numerosi tedeschi di Romania sono emigrati in
Germania, soprattutto dopo il 1989, e sono rappresentati da “Landsmannschaft der
Siebenbürger Sachsen in Deutschland”. A causa di questa emigrazione dalla
Romania la popolazione dei tedeschi in Romania sta scemando (359.109 nel 1977 e
solo 60.088 nel 2002).
I tedeschi (Sassoni della Transilvania, Svevi
del Banato, Svevi di Satu-Mare, tedeschi della Bucovina, Transilvania Landler,
Zipser tedeschi) rimasti in Romania sono rappresentati dal “Forum democratico di
tedeschi in Romania”.