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i tedeschi della Galizia

il Patto Ribbentrop-Molotov


nell'ovale la Galizia assegnata
all'Unuone Sovietica

Nel Trattato di confine e di amicizia tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica (Patto Ribbentrop-Molotov) dell’agosto 1939, nel quale le due Nazioni concordavano la dissoluzione della Polonia, la Galizia Orientale venne aggiudicata alla sfera di interesse sovietica. Nello stesso patto veniva regolato anche il trasferimento ed il reinsediamento in Germania dei tedeschi che vivevano nei territori pretesi dall’Unione Sovietica.

Dopo l’occupazione della Galizia orientale da parte dell’Armata Rossa, il reinsediamento promesso ai tedeschi di Galizia non venne contestato dall’Unione Sovietica, tuttavia spesso venne reso estremamente difficile. Il potere sovietico tentava con un notevole sforzo di propaganda, di convincere il popolo tedesco a rimanere in Galizia; nello stesso tempo venivano “nazionalizzati” i beni dei Tedeschi, cioè venivano espropriati.


Scuola evangelica di Stanislav,
ora Ivano-Frankivsk

La gente in queste condizioni non vedeva più ne per sé ne per i loro figli un futuro che valeva la pena di vivere. Erano pronti a lasciare tutto e ricostruire un’esistenza libera, dopo il re insediamento, segueldo il richiamo del “rientro in patria”.

Sempre più difficile divenne la loro situazione e sempre più fanatico l’odio dei polacchi e, anche se nessuno fu costretto al re insediamento nei territori del Reich, assieme ai tedeschi si trasferirono con loro anche polacchi ed ucraini che si erano imparentati con famiglie tedesche.

Il giorno di Santo Stefano del 1939 ebbe inizio il reinsediamento. Quasi 60.000 tedeschi di Galizia furono trasferiti durante un inverno gelido, con un viaggio di circa 1.000 km con le donne ed i bambini che viaggiavano in vagoni ferroviari senza riscaldamento, mentre gli uomini partirono con i loro carri trainati dai cavalli.

Altre famiglie arrivarono con i loro carri. Per circa 1.000 km avevano viaggiavano su strade ghiacciate e innevate, con i bambini avvolti nei piumini come protezione contro il dal freddo. Erano contenti di essere arrivati.


un accampamento temporaneo

I tedeschi della Galizia raggiunsero così i campi temporanei nella Turingia, Sassonia e nella regione dei Sudeti, poi nella primavera del 1940 le prime famiglie, contro la loro volontà, vennero reinsediate nel Warthegau nella zona di Łódź.

I tedeschi provenienti dalla Galizia si aspettavano di essere reinsediati nelle zone da cui erano emigrati i loro antenati, la Germania del sud-ovest, ma questo politicamente non fu voluto. La delusione fu grande: la “Commissione” aveva parlato loro di Germania e di grandi proprietà che dovevano essere divise in piccoli insediamenti da distribuire ai contadini. Invece non si rimaneva in Germania bensì si andava in Polonia.


costruzione dell'insediamento a Schieratz

L’insediamento del maggio 1940 a Schieratz, nel Warthegau annesso alla Germania nazista e che fino al 1939 era appartenuto al territorio polacco, turbò più di qualche coscienza; i polacchi venivano cacciati dalle loro fattorie ed i tedeschi venivano messi in queste fattorie abbandonate. Un’opposizione non era benvenuta; il governo del Reich si aspettava gratitudine, rendimento ed entusiasmo.


la bandiera nazista
sventola su Posen

Invece la leadership politica a Berlino abusò dei tedeschi di Galizia: i nuovi arrivati furono organizzati in unità paramilitari o utilizzati come “contadini armati” (erano contadini che venivano obbligati dalle autorità ad esercitare attività militari). Spesso davanti agli occhi dei tedeschi reinsediati, i precedenti proprietari delle fattorie, polacchi, venivano espropriati ed espulsi nel cosiddetto “Governatorato Generale”.

Mentre alcune condizioni limitavano la libertà dei tedeschi, come lo scioglimento di diverse associazioni tedesche religiose e politiche, furono offerti loro numerosi benefici. Venne istituita in tutto il territorio una rete di scuole pubbliche, compresa la nuova Università di Posen, in sostituzione di quella polacca.


Arthur Greiser, amministratore del Warthegau

La Germania nazista, per assicurasi la fedeltà dei tedeschi reinsediati nel Warthegau, li mise in condizione di sfruttare economicamente la società polacca, offrendo loro privilegi a spese dei polacchi.

Ai tedeschi furono affidate posizioni esecutive dalle quali gli "Untermenschen" (persone di razza inferiore), erano stati rimossi. Il tedesco divenne la sola lingua ufficiale.

I tedeschi avevano il diritto di entrare in ogni casa polacca, per effettuare l'identificazione delle persone che vi abitavano, e potevano acquisire i beni dei polacchi senza pagare nulla.


il reinsediamento dei Volksdeutsche
nel Warthegau

In Warthegau in totale furono reinsediati 309.000 Volksdeutsche (i tedeschi del Baltico, i tedeschi della Bessarabia, ecc) e di questi 180.000, in particolare i più giovani, servirono in varie organizzazioni naziste.

I motivi per la cooperazione andavano dal sostegno ideologico al nazismo al solo opportunismo materiale. L'arruolamento in massa dei giovani Volksdeutsche, per le operazioni militari di guerra nel 1942, fu accolto con sollievo dalla popolazione polacca.

Intanto nella Galizia orientale, dal 1939 al 1941, durante il primo periodo d’occupazione sovietica, i villaggi tedeschi quasi totalmente abbandonati, venivano saccheggiati dagli ucraini residenti nei vicini villaggi, e questi spesso si impossessavano anche delle fattorie dei tedeschi di Galizia.

Durante l’invasione nazista del giugno 1941, l’esercito tedesco venne accolto in Galizia come liberatore dal dominio sovietico ed alcuni tedeschi di Galizia tornarono nel cosiddetto “distretto della Galizia”.

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