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La storia
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dal 1918 al 1938
L’indipendenza degli Stati Baltici

Dopo la rivoluzione del febbraio del 1917 ed il crollo dell’impero russo, il governo provvisorio della Russia Sovietica concesse agli estoni il diritto di autogovernarsi. La struttura amministrativa delle province venne cambiata. La provincia di Estonia e la parte settentrionale della Livonia vennero uniti in un “governo etnico”. Venne istituita la cosiddetta “dieta estone”. A fronte del colpo di stato bolscevico, la dieta si dichiarò l’autorità suprema dell’Estonia.


l'esercito tedesco occupa l’Estonia e la Lettonia

I leader conservatori della comunità estone tedesca consideravano le decisioni della “dieta estone”, come una violazione dei loro diritti storici. molti tedeschi del Baltico fuggirono in Germania.

Le proprietà periferiche dei tedeschi del Baltico furono oggetto di frequenti attacchi dei bolscevichi locali e dei nazionalisti estremi dopo che l’indipendenza aveva portato alla nazionalizzazione della terra e rimosso i tedeschi del Baltico dalle posizioni di autorità. La nobiltà dei tedeschi del Baltico chiese che la Germania occupasse l’Estonia e la Lettonia.


gli anziani della “dieta estone”
proclamano l'indipendenza della Repubblica

Tallinn, la capitale, fu presa il 25 febbraio 1918 e ben presto l’intero paese passò sotto il governo militare tedesco. Un giorno prima, il 24 febbraio, gli anziani della “dieta estone”, avevano dichiarato l’Estonia una repubblica democratica indipendente. Questa dichiarazione non venne accettata dalla Germania imperiale, né dai dirigenti tedeschi del Baltico conservatori.


Adolfo Federico
di Meclenburgo-Schwerin

Nei mesi di ottobre e novembre del 1918, i tedeschi del Baltico, con il sostegno dell’esercito di occupazione tedesca, si organizzarono per stabilire un proprio governo sia in Lettonia che in Estonia. Nacque il Ducato Baltico Unito, uno Stato fantoccio di breve durata dominato dai tedeschi del Baltico. Adolfo Federico di Meclenburgo-Schwerin avrebbe dovuto essere il primo Duca, ma non venne mai intronizzato.

Il Ducato non fu riconosciuto da nessun paese straniero, se non dalla Germania. Successivamente, i contrasti tra i tedeschi del Baltico da una parte e lettoni ed estoni dall’altra, misero subito in difficoltà il Ducato. Con la sconfitta tedesca, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il Ducato si dissolse con la guerra di indipendenza estone e lettone. I vincitori non riconobbero la legittimità del regime dei tedeschi Baltico, sostenendo invece il desiderio del Partito Social Democratico della Lettonia e dell’Estonia di istituire repubbliche indipendenti.


volontario
del “Baltische Landeswehr”

Il Consiglio popolare lettone invitò tutte le minoranze a partecipare al governo appena creato su base proporzionale. I tedeschi del Baltico respinsero l’offerta e chiesero una maggiore rappresentanza nel governo e lo stato di parità per la lingua tedesca.


stele commemorativa
del “Baltenregiment”

I tedeschi del Baltico capirono che non sarebbero stati loro a governare ma, come minoranza, avrebbero dovuto inchinarsi alla volontà della maggioranza delle nazioni Lettone ed Estone.

La perdita del loro status privilegiato sembrava equivalere ad un annientamento; molti tedeschi del Baltico temevano che il governo nazionale lettone sarebbe stato intollerante ed avrebbe richiesto risarcimenti per le ingiustizie subito in passato; molti altri misero in dubbio la capacità della intellighenzia lettone ed estone a governare il paese senza il ruolo dominante dei tedeschi.


tedeschi del Baltico nel “Baltenregiment”

Malgrado tutto, durante la guerra di indipendenza Estone e Lettone contro la Russia bolscevica, i tedeschi del Baltico furono attivamente coinvolti nell’organizzazione della resistenza armata contro l’esercito bolscevico; il “Baltische Landeswehr”, un reggimento di volontari dei tedeschi del Baltico, combatté per il giovane Stato Lettone, e nel “Baltenregiment” come unità dell’esercito Estone. In Lettonia una unità di tedeschi del Baltico, insieme con i volontari del vecchio esercito tedesco, combatté contro i bolscevichi, ma allo stesso tempo cercò di stabilire il dominio tedesco in Lettonia.

Dopo aver preso possesso di Riga, si formò il governo lettone filo-tedesco. Verso nord, tuttavia, questa forza militare fu sconfitta dall’esercito estone in un breve ma sanguinoso conflitto. A riga fu restaurato il governo nazionale lettone.


Peteris Stucka,
primo ministro lettone

Nelle aree della Lettonia occupate dai bolscevichi, dove il regime comunista di Peteris Stucka aveva il controllo, i tedeschi del Baltico, il clero e la cittadinanza soffrirono gravemente per le loro posizioni anti sovietiche. A Riga quasi la metà delle condanne a morte del tribunale rivoluzionario erano pronunciate contro i tedeschi del Baltico, e molti ostaggi furono fucilati per rappresaglia.

Per tale motivo il “Baltische Landeswehr” e le truppe ausiliarie inviate dalla Germania combatterono contro l’esercito bolscevico in Lettonia con una ferocia eccezionale. Liberarono Kurzeme e Riga, ma nelle campagne persone innocenti erano state uccise, in particolare nelle campagne di Riga.


Andrievs Niedra

Questo “danno collaterale” esacerbò le relazioni tra i tedeschi del Baltico ed i Lettoni; ebbe inoltre un effetto negativo sul colpo di stato contro il presidente Ulmanis programmato dai tedeschi del Baltico e svolto dalla forza di attacco del Baltische Landeswehr a Liepaja il 16 aprile 1919. Il regime fantoccio del Pastore luterano lettone Andrievs Niedra, costituito tra l'aprile ed  il giugno 1919, era in realtà governato da parte dei tedeschi del Baltico.

Iniziarono così forti conflitti tra le forze nazionali dei tedeschi del Baltico e quelle dei lettoni ed estoni, che culminarono nella battaglie storiche di Cesis del 22-24 giugno 1919. La vittoria dell’esercito estone e lettone delle brigate del nord Vidzeme garantì l’integrità nazionale della Lettonia ed Estonia. Poiché gli alleati sostenevano l’indipendenza degli Stati baltici, i tedeschi del Baltico furono costretti a rinunciare ai loro piani per conquistare la Lettonia e l’Estonia e dovettero accontentarsi di trovare il loro posto all’interno della Repubblica di Lettonia.


proclamazione di indipendenza della Lettonia

Dopo la dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Estonia (24.2.1918) e della Repubblica di Lettonia (18.11.1918), i tedeschi del Baltico dovettero adattarsi al ruolo di una minoranza nazionale in uno Stato democratico. La loro condizione economica fu molto indebolita dagli espropri su vasta scala delle loro terre e molti, soprattutto quelli dei distretti rurali, emigrarono in Germania. A causa dell’emigrazione in Germania e delle perdite di guerra, il numero di tedeschi del Baltico e la loro percentuale nel totale della popolazione, diminuì notevolmente.


il maniero di Riisipere, abbandonato

I tedeschi del Baltico subirono un duro colpo dalla riforma agraria del mese di settembre 1920, che espropriava senza indennizzo le terre dei proprietari tedeschi e le dava agli agricoltori lettoni. L’espropriazione massiccia delle terre tedesche, tuttavia, non causò il crollo della comunità dei tedeschi del Baltico. Rimase intatta ed assunse un ruolo importante nella vita sociale della Lettonia indipendente.

Nella Repubblica Estone tutti i privilegi sociali e le società immobiliari dei tedeschi del Baltico vennero aboliti. Le proprietà agricole furono confiscate senza compenso e distribuite ai senza terra, affittuari e veterani di guerra. Tuttavia, la maggior parte dei grandi proprietari terrieri riuscì a mantenere i manieri e le aziende agricole; ma la forza economica e il significato politico della nobiltà baltica in Estonia era rotto per sempre. Nelle città, molti industriali tedeschi del Baltico, commercianti e dirigenti bancari mantennero le loro posizioni. C’erano anche un gran numero di funzionari tedeschi e di intellettuali. Nel 1925, il 6,8% del corpo studentesco dell’Università di Tartu era tedesco.


Paul Schiemann

In Estonia i tedeschi ora avevano gli stessi diritti di tutti gli altri. Potevano votare, organizzare le proprie associazioni culturali e formare partiti politici. Il 12 febbraio 1920, gruppi politici dei tedeschi del Baltico formarono il Comitato dei tedeschi Baltico, i cui dirigenti furono Paul Schiemann ed il rappresentante dell’ala conservatrice W. von Friks. Questo centro nel 1920 stimolava i tedeschi del Baltico a partecipare attivamente alle elezioni. In Lettonia, tra il 1920 e il 1931, i tedeschi conservarono 6 seggi alle elezioni del “Saeima” (Parlamento), mentre in Estonia mantennero solitamente 5-8 seggi tra i 100 membri del “Riigikogu” (assemblea dello Stato). I tedeschi del Baltico presentarono numerose proposte costruttive. Edwin Magnus e Robert Erhard servirono rispettivamente come ministri della giustizia e delle finanze, ma tuttavia la maggior parte della frazione dei tedeschi Baltico era all’opposizione. Molti tedeschi del Baltico emigrarono in Germania.


il maniero di Sangaste

Nel 1925 la Legge sull’Autonomia culturale venne approvata dal parlamento estone; offriva le garanzie delle minoranze etniche e le linee guida per la conservazione della loro identità nazionale. Comunque la minoranza tedesca continuava a diminuire. Nel 1925 i tedeschi in Lettonia erano 70.964, ma nel 1935 erano solo 62.144, negli anni successivi il loro numero continuò a diminuire. Sebbene i tedeschi costituivano solo il 3,2% della popolazione totale, il 18,6% erano impegnati nell’istruzione e il 16,5% erano impegnati nella medicina.


il maniero di Mooste

Varie istituzioni etnico-culturali erano sostenute in parte dal bilancio dello Stato. Scuole tedesche, società, giornali e riviste si espansero. La Chiesa luterana continuò ad avere una folta rappresentanza tedesca; nel 1939 i tedeschi costituivano il 22% del clero luterano. Nel 1939, vi erano ancora 23.000 tedeschi (2% della popolazione) che vivevano in Estonia, mentre erano 64.000 i tedeschi (3,2% della popolazione) che vivevano in Lettonia, dei quali oltre il 60% a Riga.

In Lettonia c’erano 72 scuole elementari tedesche, con 6.502 alunni; 30 scuole erano sovvenzionate dallo Stato e 42 erano sostenute da organizzazioni private o da singoli. Nel 1937 vi erano anche 8 scuole secondarie (per lo più statali) così come un collegio tedesco privato: l’Istituto Herder. I tedeschi avevano anche la più alta percentuale di coloro che perseguivano l’istruzione superiore. In generale, l’80% dei tedeschi parlavano fluentemente la lingua lettone.

A causa del forte sentimento nazionale fra i tedeschi del Baltico, una piccola parte della generazione più giovane venne attratta dalla propaganda nazista del 1930. Nacquero nuove organizzazioni nazionaliste, che stabilirono contatti con il partito nazista. A partire dal 1933, l’istituzione della dittatura del Partito nazionalsocialista di Hitler in Germania, colpì l’integrazione della minoranza tedesca in Lettonia e in Estonia. L’obiettivo del nazismo era quello di sottomettere le minoranze tedesche all’estero agli interessi della Germania; in particolare, di usarle per esercitare pressioni sui paesi vicini o addirittura per sovvertire questi paesi dal di dentro.


Erhard Kroeger

Nella primavera del 1933, emerse tra i tedeschi del Baltico a Riga un gruppo nazista guidato da Erhard Kroeger e ufficialmente denominato “Il Movimento” (Bewegung).

I nazisti riuscirono progressivamente ad escludere dalla società dei tedeschi del Baltico le persone liberali e democratiche e persino i conservatori. Erhard Kroeger cercò di convincere i suoi fedelissimi in Lettonia che Hitler era anche il leader dei tedeschi del Baltico, e che dovevano obbedire a tutti i suoi editti. Molti tedeschi del Baltico respinsero tale punto di vista e affermarono la loro fedeltà allo Stato Lettone, tuttavia le loro voci vennero sempre più sommerse dalle inondazioni della propaganda nazista che si intensificava in proporzione al successo di Hitler nella partizione dell’Europa: l’annessione dell’Austria; la ripartizione e l’annessione della Cecoslovacchia alla Grande Germania; l’annessione di Klaipeda.

Il governo autoritario di Karlis Ulmanis facilitò indirettamente il successo della propaganda nazista, perché la sua amministrazione pose in risalto la “Lettonizzazione” dell’economia e della cultura del paese; di conseguenza venne revocata l’autonomia delle scuole tedesche, 14 organizzazioni commerciali tedesche vennero chiuse, fu ridotta ai tedeschi la possibilità di acquisire beni immobili e venne inflitta la censura alla stampa baltica tedesca. Allo stesso tempo l’amministrazione Ulmanis non fece nulla per offendere direttamente l’orgoglio tedesco e trattava i rappresentanti dei tedeschi del Baltico con rispetto.

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